Necrologi recenti

Non manca, in occasione dei festeggiamenti, la possibilità di gustare gli ottimi prodotti locali come gli squisiti dolci tipici, soprattutto quelli di mandorle.

Il territorio di Maracalagonis viene abitato fino dall'Eneolitico, e lo testimonia il ritrovamento, in località Cuccuru Craboni, di una necropoli della cultura di monte Claro, che si sviluppa, secondo la cronologia calibrata, tra il ed il avanti Cristo, e, secondo una datazione più tradizionale, tra il ed il avanti Cristo, e che è stata in seguito riutilizzata anche nell'Età del Bronzo da popolazioni della cultura di Bonnanaro. Resti di Nuraghi, una necropoli e il villaggio di Cann'e Sisa attestano una consistente presenza nelle diverse fasi dell'epoca nuragica. Successivamente vi sono frequentazioni Fenicie e puniche, tanto che, in località Carroi, sono state ritrovati i resti di un Tempio punico, e due statue in pietra arenaria del dio Bes, che ora sono conservate al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Durante la successiva dominazione romana, quando nascono diversi villaggi tra i quali Mara e Calagonis o Kalagonis, il territorio viene chiamato il granaio della Sardegna. Nel medioevo il territorio fa parte del Giudicato di Cagliari, nella curatoria del Campidano di Càlari. In seguito, caduto il Giudicato di Cagliari, appartiene, fino al , ai conti della Gherardesca, e poi al comune di Pisa. Nel , dopo la conquista aragonese, nasce Maracalagonis dall'unione di due località rurali contigue, quando gli abitanti di Calagonis, ormai in stato di abbandono, si trasferiscono a Mara, un villaggio dedito per lo più alla pastorizia.

Nel un'epidemia di febbre spagnola e una invasione di cavallette africane decimano la popolazione. In periodo fascista, nel diventa una frazione del comune di Sinnai, dal quale nel viene nuovamente separato. Nel viene cambiata la provincia alla quale appartiene, passando dalla provincia di Cagliari alla Città metropolitana di Cagliari.

É nato anche, a metà del ', il padre osservante francescano e scrittore Giovanni Andrea Contini, conosciuto con lo pseudonimo Salvatore Vidal. Una tradizione locale che non è documentata prima del diciassettesimo secolo, narra di un giovane di nome Stefano, nato a Calagonis da padre pagano, convertito alla fede cristiana ad opera di Avendrace, chiamato in lingua sarda Tenneru , secondo la tradizione vescovo di Carales dal 70 al 77, che verrà in seguito santificato.

Sotto l'imperatore Traiano, viene martirizzato nel , trafitto con un grosso chiodo in testa. Di lui, in seguito divenuto Santo Stefano di Calagonis, venerato come Santo Patrono di Maracalagonis, nel paese sono conservate le reliquie, ossia il teschio col chiodo conservato in una teca d'argento, e le altre ossa, che sono riposte all'interno del suo simulacro, posizionato sotto l'altare maggiore nella Chiesa Parrocchiale di Maracalagonis a lui consacrata nel Nel periodo dell'occupazione Vandalica due sardi diventano pontefici, si tratta di Ilario e di Simmaco.

Viene eletto, dopo San Leone I il Grande, ed è Pontefice per 6 anni e 3 mesi e 11 giorni, dal alla sua morte nel Nel tiene a Roma un Sinodo, i cui atti ci sono stati trasmessi integralmente. Come Papa scrive lettere sulla fede cattolica, con cui conferma i Concili di Nicea, di Efeso e di Calcedonia, mettendo in luce il primato della sede Romana. Provvede, inoltre, ad abbellire la Basilica lateranense. Studia a Cagliari, dove si laurea in diritto civile e canonico. Dopo esser stato consacrato sacerdote, per alcuni anni è commissario apostolico della Santa Croce. Nel diviene padre osservante francescano, e nel da Cagliari viene inviato in Spagna, dove dimora nel convento di Cartagena.

In seguito si stabilisca a San Pietro in Montorio, a Roma, dove studia lingue orientali. Viaggia molto dimorando in numerosi conventi. Il religioso scrive in latino, sardo, castigliano e toscano, e pubblica ventisette opere di teologia, agiografia, storia, apologetica. A Maracalagonis è attiva l' Associazione Culturale Folkloristica S'Arrodia , i cui componenti si esibiscono nelle principali Feste e Sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località indissando i costumi tradizionali. L'abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l'andamento altimetrico tipico delle zone collinari.

Esso si caratterizza per la posizione delle case, organizzata secondo maglie che ripetono, nel loro orientamento, quello dei lotti agricoli. Sono presenti due tipologie abitative, delle quali la più antica è quella tipica campidanese, dell'abitazione con la corte antistante.

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Successivamente si è sviuppato un nuovo tipo di abitazione costituita da edifici a due piani, dei quali quello abitativo sul fondo del lotto, mentre il secondo, di servizio, a filo strada, con il portale passante su di un lato. Appena superato il cartello segnaletico che indica l'ingresso nell'abitato, si trova alla destra della strada il muro di cinta del Cimitero di Maracalagonis, il cui ingresso si trova una cinquantina di metri più avanti.

Percorsi meno di cento metri, arriviamo a un bivio, dal quale sulla destra parte la via della Circonvallazione, che scorre da nord a sud ad ovest dell'abitato, mentre sulla sinistra parte la via Cagliari, che ci porta nel centro. Presa a sinistra la via Cagliari, percorsa per duecentocinquanta metri troviamo sulla destra la deviazione nella via Nazionale, che percorre da nord a sud tutto l'abitato.

Superiamo questa deviazione e, dopo una trentina di metri, vediamo, sulla sinistra della strada, la piazza Giovanni XXIII, sulla quale si affaccia la Chiesa della Vergine degli Angeli , che è la parrocchiale del paese. Oggi la Chiesa si presenta con tre diversi stili architettonici. Edificata nel in stile romanico, dell'edificio iniziale restano solo le archeggiature pensili del fianco esterno destro. Viene quindi gravemente danneggiata da un incendio nel , e quindi quasi completamente ricostruita in stile gotico aragonese, come si vede nelle arcate a sesto acuto che separano la navata centrale da quelle laterali, e nelle cappelle, tre a sinistra ed una a destra, coperte da volte a crociera costolate.

Ai primi del diciassettesimo secolo viene realizzato il presbiterio, a pianta quadrata su cui s'imposta la cupola ottagonale raccordata mediante voltine costolate, ancora gotico ma non privo di influenze rinascimentali, ed interessante è l'arco con riquadri a rilievo che collega la zona presbiteriale alla navata, anch'esso con influenze rinascimentale. Anche il prospetto esterno è in uno stile rinascimentale sardo, nella quale, l'imponente facciata di colore bianco, arricchita da quattro lesene laterali di colore più scuro, ospita un bel portone ligneo intarsiato preceduto da una breve scalinata.

L'ingresso è sovrastato da una lunetta vetrata di forma semicircolare e da un timpano triangolare con cornici aggettanti. Sul lato destro dell'edificio si eleva il campanile a pianta quadrata, con finestrelle ogivali e concluso da una bella cupola decorata con croce.

All'interno, la navata centrale ha una copertura a botte, mentre quelle laterali hanno volte a crociera. La Chiesa conserva anche alcune reliquie di Santo Stefano, la scatola cranica che è custodita in un'urna d'argento, e resti delle ossa, all'interno della statua che si trova sotto l'altare maggiore. In Sagrestia si trovano due tele trovate nell'antica Chiesa di Santo Stefano tra le rovine di Calagone, raffiguranti il martirio del Santo e la caduta degli Angeli ribelli. Davanti all'edificio, protetta da un'elegante recinzione, si trova una bella Statua di Padre Pio da Pietralcina.

Inoltre, davanti al maestoso campanile, all'interno di un'aiuola fiorita, sorge il Monumento del Milite Ignoto , eretto in memoria dei caduti in guerra. Proseguendo lungo la via Cagliari, dopo centocinquanta metri questa strada incrocia la via Roma, e, dopo l'incrocio, prosegue con il nome di via Umberto I.

All'angolo tra la via Roma e la via Umberto I si trova il fabbricato denominato Municipio Vecchio , che risale alla fine del , e ricade nel centro storico di Maracalagonis. È disposto su due livelli, con murature portanti in pietra e tetto in legno. La sua edificazione è avvenuta in due periodi distinti, ossia la realizzazione del piano terra risale al , mentre l'ampliamento con l'edificazione del secondo livello risale al primo decennio del ventesimo secolo.

Lo stile, proprio del periodo neoclassicista, comporta l'assoluta simmetria dei prospetti. All'interno sono presenti diversi elementi costruttivi di pregio, come gli archi in laterizio, soffitti con travi in legno e volte a vela, stipiti in pietra arenaria. Questa Chiesa viene edificata in stile romanico alla fine del tredicesimo secolo a breve distanza dalla parrocchiale, e presenta una pianta articolata in tre navate, scandite da arcate sostenute da massicce colonne, con la copertura del soffitto realizzata in legno intarsiato.

Ecco spiegato quindi il nome di Agitamus che nella sua estrinsecazione, non a caso, prende a braccetto gli atleti paralimpici sardi, sempre in continua sperimentazione, sia per raggiungere alti livelli, sia per fare breccia in più gente possibile affinché alle loro performances sia data la giusta e paritaria dimensione. E se si vuol lasciare il segno, è importante trasmettere testimonianze alle frange giovani, sicuramente meno condizionate nel recepire determinati messaggi.

Convegno conclusivo a Carbonia.

Maracalagonis. Scoperto dalla Guardia di Finanza un ambulante sconosciuto al fisco

Un altro bilancio consuntivo di Agitamus sarà stilato il 28 maggio al Comprensivo Manzoni di Maracalagonis, di cui se ne raccontano i dettagli nel paragrafo in basso. Alle prese col baseball. Per la quinta elementare si sono invece prodigate Silvana Maniscalco e Barbara Musio.

LA NOSTRA CASA

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