Rosa Perrotta contro la Prati

Forse un giorno succederà anche a loro, un giorno scopriranno che sognare costa fatica e quanto è facile perdere tutto e quanto è rischioso navigare a vista.

Fino a quel momento, si spostano liberi in un orizzonte in cui i punti di riferimento sono diventati utili come un faro in pieno giorno. Stiamo scaricando le colpe degli adulti sul linguaggio usato dagli adolescenti. Dovremmo parlare meno dei pericoli dei social e di più dei pericoli per i social. Per quanto mi sforzi, non riesco a trovare un solo ricordo scolastico sulle mestruazioni. Da un rapido calcolo approssimativo, dovrei averle avute almeno una sessantina di volte, fra medie e liceo. Possibile che non me ricordi neanche una? Che abbia rimosso tutto completamente?

Il terrore di essermi macchiata e la vergogna di essermi macchiata. È evidente. Significa che essere donna ha qualcosa di sporco e di sbagliato, che ti fa sentire inadatta. Una società in cui le mestruazioni devono restare un segreto è una società in cui quel che riguarda le donne si sussurra a parte, in privato, per non rubare la scena pubblica ai desideri degli uomini. Soprattutto quando quei desideri riguardano proprio il corpo delle donne, un corpo reinventato e riscritto per aderire alle esigenze altrui.

Quante possibilità abbiamo di vivere serenamente nel nostro corpo, con queste premesse? E invece non mi danno il permesso di andare in bagno. Quante sono ancora oggi le scuole in cui alle ragazze non è permesso andare a cambiarsi a metà lezione? Quante ragazze hanno sporcato la sedia in aula? Quante ragazze sono costrette a soluzioni di emergenza perché non hanno un assorbente nel momento del bisogno e si vergognano troppo per chiederne uno? Ecco perché questo 8 marzo dovremmo portare tutte un fazzoletto rosso: perché parlare di mestruazioni apertamente, sin dalle scuole medie, è il primo passo per permettere alle ragazze di crescere nella convinzione di meritarsi davvero le stesse opportunità dei maschi.

1. Il perfetto family man che però è troppo concentrato su se stesso

Mi ricordo di tutte le volte che hanno compatito mio marito quando io viaggiavo per lavoro e non hanno mai ricambiato il favore quando ero io a restare da sola con figli e computer. Di ogni occasione in cui le maestre hanno detto che la mamma doveva aiutare il bambino a fare i compiti e controllare il diario, delle riunioni scolastiche a cui i padri si contano sulle dita di una mano, dei gruppi di whatsapp in cui i pochi uomini presenti sono osannati come special guests da un esercito di geishe che parlano per emoticon. E non è neanche questo il peggio.

Questa è la parte divertente. Perché non ci sei stata. Ecco la tua colpa. La colpa delle donne non è lavorare. La nostra colpa imperdonabile è non esserci. È quello il peccato che non potremo mai espiare. Non esserci quando gli altri hanno bisogno di noi. Non esserci quando gli altri non hanno bisogno di noi ma potrebbero averne.

Profili uomini

La nostra colpa è non irrorare il nido familiare di amore, pasti in tavola, magliette piegate, merende biologiche e cessi puliti. Nessuno ci dirà mai che non possiamo andare a lavorare. Ma nessuno dice mai abbastanza che ogni donna che lavora si porta a casa uno stipendio fatto di assenze e mancanze materne e tensioni familiari e sensi di colpa. Eccolo il vero motivo per cui non lavoriamo.

Non è che qualcuno ce lo impedisca, non è che ci costringano ad andare da casa al lavoro con una lettera scarlatta cucita sul petto. Che tornare a casa non significasse anche dover mettere a tacere un pezzetto di sé. Quelle storie traboccano di emozioni, di vita, di verità su quel che significa essere donne, sono piene di energia, di gioia, amore, vergogna, paura e solidarietà.

E sono piene di segreti. Come hanno potuto convincerci che dovevamo stare zitte, con tutto quello che avevamo da dire? Il perché, invece, è fin troppo chiaro: le parole delle donne sono rivoluzionarie, basta scorrere quelle storie per capire che il solo fatto di averle scritte, e lette, ha già iniziato a cambiare le cose. Eccone allora alcuni brevi estratti, anche se non rendono giustizia del mosaico che ha preso forma sulla pagina.

Mentre le altre bambine potevano correre e giocare, io avevo il terrore di sporcare persino la sedia a scuola e rimanevo immobile per tutte e cinque le ore sperando di non fare brutta figura quando dovevo alzarmi per tornare a casa. Avevo 11 anni.

Rosa Perrotta contro Pamela Prati: "Mi ha presa per il c***" | Donne Magazine

In una parola si nascondono decenni e decenni di vergogna. Ricordo il terrore di sporcare i pantaloni a scuola, allora mettevo due assorbenti perché era capitato ad una compagna di sporcare la sedia e tutti i maschi avevano cominciato a ridere, prendendola in giro. Ricordo ancora la bidella che disinfettava la seduta tra le risate generali. Ero tra le prime ad avere le mestruazioni tra le mie amiche e quindi è stato davvero traumatico! Aggiunse: mi raccomando nascondi gli assorbenti che non li vedano tuo padre o tuo fratello. Non so perché. Prezzo a Prezzo Prezzo da 1. Prezzo a 1. Superficie Mq da 20 40 60 80 1.

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‘Uomini e Donne’: l’opinione di Isa sulla scelta di Rosa Perrotta del 24/05/17

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