Un evento singolare in un prestigioso luogo di "governo" per dire che dei cittadini attenti e attivi sanno coniare il verbo credere con quello amare. Abbracciati e allineati come se fossimo sul fronte di guerra. Ebbene si forse lo siamo. Nelle nostre orecchie e nel nostro cuore solo un'espressione di Giovanni Falcone " Gli uomini vanno giudicati per quello che fanno non per quello che dicono ".
- San Giuseppe Jato, una casa alloggio per ragazze madri nell'ex villa del boss - www.wondergene.bio.
- A S. Giuseppe una casa di accoglienza per ragazze vittime della tratta delle schiave.
- Cinema San Giuseppe Jato.
Noi ne siamo certi: I fatti convincono le parole vuote e insensate distruggono. Abbracciati, allineati, siamo più forti dei venditori di morte. Nei nostri cuori e nei nostri volti ancora e per sempre il respiro della Libertà-. Messaggio del Ministro dell'Interno in occasione della manifestazione "Pace e Legalità: un binomio per la vita" che si terrà a Lauria PZ il 25 aprile Messaggio del Presidente del Senato in occasione della manifestazione "Pace e Legalità: un binomio per la vita" che si terrà a Lauria PZ il 25 aprile Un cammino culturale che ci ha portati al MIUR Medaglia del Presidente della Repubblica.
Le nostre Ambasciate. San Giuseppe Jato dà "un calcio alla mafia"-un torneo che dice TUTTO- Articolo del 24 Maggio E' stato il piccolo Francesco Sardisco, in veste di "Ambasciatore dell'innocenza", a dare il calcio d'inizio al torneo contro la sub cultura mafiosa in un bellissimo campo sportivo a San Giuseppe Jato, momento culturale voluto dall'Associazione "Generazione Jato" che ha chiesto al Parlamento della Legalità Internazionale di cooperare per unire voce e messaggio a favore della Vita.
Un gool contro la mafia a firma di Mons Pennisi Arcivescovo e sostenitore del Parlamento della Legalità Internazionale Articolo del 13 Maggio Il campionato è vinto. Contento l'Arcivescovo di presentare il pallone firmato, felici noi tutti per sapere che si sta sgretolando il muro dell'indifferenza in un paese come San Giuseppe Jato che ha dato i natali a colui che ha premuto il pulsante per uccidere Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonino Montinaro. Dalla platea, dalle panchine un solo urlo "la mafia non è cosa nostra Una grande festa a ritmo di danza, slogan, gioia e tanto entusiasmo.
Punto di partenza la piazza di Lauria bassa. Arrivano i nostri del Parlamento della Legalità ed esplode la gioia. La RAI intervista e immortala tutto, come del resto fanno anche altre emittenti vedi l'Eco della Basilicata mentre da più parti si scattano foto e si applaude. Si posa la corona d'alloro e poi si snoda il corteo. E' una vera Festa della Vita. Si è in tanti e tutti in un cuor solo e in un animo solo. In quasi tutti i primi referti se ne parla, poi le schegge scompaiono per sempre dai rapporti medico-legali. E le uniche armi che risultano agli atti sono quelle imbracciate dai banditi di Giuliano.
Eppure, già all'alba di quella mattina del Primo Maggio, i contadini che si incamminano verso il pianoro di Portella sentono le voci e le paure che si rincorrono per i paesi vicini.
Tra le pieghe del processo per la strage c'è una testimonianza. Questo avviene poche ore prima della sparatoria. Ma vediamo - attraverso la documentazione dell'OSS - cosa è accaduto nei mesi precedenti.
- donna cerca uomo centro arese.
- Nuovo bando Servizio Civile 12222: 39.646 i posti disponibili di cui 3.692 a disposizione in Sicilia.
- annunci incontri bakeca povoletto.
- san valentino torio coppia cerca uomo.
- incontri lesbiche in procida.
- Discussioni utente:L736E/2018 4.
- Informazioni su Cinema Siviglia.
Questo Polvani ricorre spesso negli archivi dell'OSS. A Palermo, come abbiamo visto, è attivo il Fronte Antibolscevico. Il Fronte Antibloscevico di Palermo ha sede nel centro storico, in via dell'Orologio. Proprio qui, dopo la strage di Portella e dopo gli assalti del 22 giugno del alle Camere del Lavoro di mezza Sicilia, vengono ritrovati gli stessi volantini lanciati dai commando che, con bombe e mitra, avevano seminato morte e terrore.
Ma non ci sono solo i fascisti che fanno scorribande in Sicilia. A Palermo, soggiorna un boss che tutti davano ormai residente negli Stati Uniti. E' Lucky Luciano. Si aggira per i paesi di mafia intorno a Portella a bordo di una Dodge rossa carrozzata Torpedo. Sul boss circolano tante leggende. Una - sempre smentita dagli storici - lo voleva a Gela durante lo sbarco alleato.
L'appunto poliziesco è vero solo in parte. Nei mesi trascorsi a Palermo il mafioso non sta proprio con le mani in mano.
Edizioni locali
Lo avvistano a San Giuseppe Jato quando da una Dodge rossa sparano contro la sezione comunista. Per conto di chi agisce Lucky Luciano? Perché torna in Sicilia libero mentre dovrebbe trovarsi in un penitenziario americano per scontare una pena per traffico di droga? All'improvviso viene misteriosamente liberato, qualche mese dopo ce lo troviamo in Sicilia. E' a Monreale insieme a Gaspare Pisciotta, il braccio destro di Giuliano.
Argomento: Escursioni nella Valle dello Jato
E infine c'è il giornalista Mike Stern che fa scoop a ripetizione, intervistando il bandito. Più che giornalista, Stern è una spia, ha il grado di capitano dell'Office Strategic Services. Manda le sue corrispondenze alle riviste Life e True fino agli ultimi assalti alle Camere del Lavoro del palermitano.
Poi sparisce per sempre dall'isola. Nell'orbita dell'esercito di Angleton intanto entrano altri personaggi. Quei due saranno accusati di essere tra imandanti del massacro. A fare i loro nomi è Gaspare Pisciotta, prima di bere quel famoso caffè all'Ucciardone. Questa è la storia di una strage che volevano in tanti.
Un'interminabile colonna costellata di bandiere rosse. Doveva essere una giornata di festa, una festa del lavoro, dei diritti, contro l'arroganza della mafia. Fu un massacro. Undici innocenti vennero barbaramente trucidati, altre ventisette feriti.
8 marzo, domani il camper della questura in piazza contro la violenza sulle donne
A sparare sulla folla inerme, secondo la verità giudiziaria, sarebbe stata la banda di Salvatore Giuliano. Ma c'è un'altra verità, quella dello storico Giuseppe Casarrubea che, dopo anni di ricerche solitarie, è arrivato ad una conclusione diversa: a uccidere deliberatamente, secondo un preciso piano stragista costruito in un torbido intreccio tra mafia, forze neofasciste e complicità alleate, furono altri. Giuliano e la sua banda erano solo pedine abilmente manovrate, spararono dall'alto, ma senza fare vittime.
Ci furono altre vittime, tra sindacalisti e rappresentanti comunisti, spesso sconosciute o dimenticate. Tra loro anche il padre di Casarrubea. Professore, la sua tesi, scritta nel libro Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato Edizioni Franco Angeli, e poi confermata dai documenti desecretati nel '98 dal governo Prodi prima e dai carteggi dell'Oss rinvenuti a College Park, nel Maryland, le è costata cara: un processo per diffamazione intentato dal generale dei carabinieri Roberto Giallombardo.
Il cinema Archivi - Il Gazzettino di Sicilia
Ci vuole spiegare perché? Erano appostati in un altro punto, dal quale era molto più facile mirare al palco degli oratori. I colpi, diretti sul podio, furono concentrici attorno a quel punto. Sul pianoro restarono bossoli e, di questi, quelli c e uccisero furono una minima parte: 81, esplosi da un mitra Beretta calibro 9. Ma Giuliano aveva un mitra Brada calibro 6 e i suoi uomini fucili mitragliatori calibro 7,6. Fra Diavolo venne ucciso la sera del 22 luglio successivo nella caserma di Alcamo e poche ore prima i suoi uomini avevano fatto la stessa fine.
Per il generale Giallombardo, allora giovane capitano, tutto avvenne nel corso di un conflitto a fuoco. Ferreri era scappato a Firenze, dopo una condanna all'ergastolo per omicidio, perché l'amnistia del '46 non aveva coperto il suo delitto. Venne arrestato e riagganciato dall'ispettore generale di polizia Ettore Messana che lo fece tornare in Sicilia per reintrodursi nella banda Giuliano con un compito preciso: riferire i movimenti del bandito.
La Commissione nazionale Antimafia ha recentemente istituito un comitato interno per tornare a indagare sui fatti di Portella. Cosa si aspetta da questi accertamenti? Bisogna concentrare l'attenzione su altri soggetti. Nella sede del Fronte antibolscevico, in via dell'Orologio, vengono trovati gli stessi volantini di propaganda anticomunista a firma Giuliano lanciati a Carini e a Partitico durante gli assalti contro la Camere del Lavoro.
Che il bandito frequentasse il centro lo dice anche il bandito Terranova e al processo di Viterbo. Nessuno, durante le indagini, prese in considerazione questi elementi nodali. Dai documenti dell'Oss risulta che Junio Valerio Borghese e personaggi che facevano riferimento a lui furono arrestati e poi liberati da Angleton per operazioni di medio e lungo termine. Molti di loro vennero mandati proprio in Sicilia. Forse perché l'isola era un punto debole a causa della fortissima spinta a sinistra confermata dalle elezioni del '47? Quali erano queste misteriose operazioni se non azioni che servissero a bloccare focolai o pericoli di insorgenza comunista?